IL RESTAURO
LA FACCIATA
L’edificio della chiesa del Santuario di N. S. di Roverano è composto di varie parti di epoche diverse. Delle parti di cui ci siamo occupati per il restauro, solo il campanile di sinistra è originale sia nella struttura, sia in parte degli intonaci e degli stucchi.
La superficie delle facciate ricoperte da uno spesso strato di pittura al quarzo è eseguita a finto travertino con malta di calce e risale presumibilmente ai primi anni del ‘900.
Su di essa sono inseriti stucchi decorativi: ghirlande, medaglioni crociati, mensole, archi e tre portali centinati composti di malte cementizie.
Il colore delle malte di superficie in marmorino e in finto travertino fu ottenuto impastando con essa la terra reperita nella zona e anche la successiva pigmentazione a velatura in affresco in finto travertino è un ulteriore sovrapposizione di terra colorante del luogo.
Infatti non tutti sanno che un tempo, il pigmento utilizzato nelle coloriture delle facciate veniva raccolto dalla terra dei luoghi circostanti: questa subiva un procedimento di mondatura e macinatura fino ad ottenere una polvere colorante che veniva mescolata alla malta per l’intonaco o veniva su di esso impastato con acqua di calce. La terra contiene vari elementi minerali e vegetali che le conferiscono una tonalità mai omogenea, ma sempre variegata, la cui impurezza rende la coloritura con terre mossa e naturalmente pittorica, contrariamente a quanto si può ottenere con la pittura industriale generalmente piatta e sorda
Il restauro del Santuario ha rappresentato un’ottima opportunità per utilizzare materiali e metodi antichi, che sempre sono stati adottati dalle maestranze del passato e che oggi vanno perdendosi perché sostituite da materiali industriali più comodi, facilmente reperibili e pronti all’uso
La scelta di questo tipo di intervento è dettata da una filosofia che si ispira alla ricerca del naturale, contrapposto al sintetico o alla riscoperta delle antiche ricette di bottega degli artigiani e degli artisti, contrapposti alla produzione industriale.
Questo motivo ci ha condotto, una volta eseguiti i sondaggi conoscitivi delle finiture originarie e dopo aver liberato tutta la superficie dalla pittura al quarzo, a reintegrare tali finiture con prodotti da noi preparati.
Sia le malte, sia la velatura finale sono state da noi prodotte come gli antichi hanno insegnato: grassello di calce di fossa cotta a legna e spenta da 3 anni ha fornito il legante per la malta del marmorino impastata con polvere finissima di marmo di Carrara e la “terra dei castagni” raccolta nel bosco attiguo al Santuario ha fornito il pigmento per la suddetta malta e il colore finale.
Il marmorino è stato steso due volte e di seguito lisciato, bagnato e schiacciato con lamine di acciaio più e più volte fino ad ottenere una superficie compatta e finissima, luminosa di marmo e di calce.
Il finto travertino, eseguito con la medesima malta, solo nelle zone dove era andato perduto è stato bucherellato ad imitazione dell’originale.
Gli stucchi del campanile storico, cornicioni modanati, distrutti quasi completamente, sono stati ricostruiti con malta di calce con l’aiuto di calchi e di seste e finiti con marmorino bianco.
Quanto al pigmento per la malta e la velatura, non è stato difficile constatare che era quello contenuto nella terra dove i castagni del bosco affondano le radici. Raccolta la terra nel bosco è stata setacciata, lavata più volte, filtrata, asciugata al sole, macinata e infine impastata con acqua di calce: “terra dei castagni” è stata denominato questo pigmento dalle persone che lo hanno visto nascere: noi, il parroco Don Giorgio, le suore e i volontari che qui intorno svolgono le loro mansioni.
Cordiali saluti
Marzia e Sofia
- Ardica snc di Bertolla Marzia e De Stefano Patrizia
- Centro di Restauro Artistico di M. Sofia Lopetz
- Ditta esecutrice dei lavori: Del Vigo Marcello, Cassana, Borghetto di Vara
- Sovr. Beni Culturali Artistici Genova: Dott. Gianfranco Dalò
- Direttori Lavori: Arch. Augusto Marchioni